I CONSIGLI DI DAVIDE PRESTIA MEDICO DEL CRA LIGURIA

08-04-2020 12:25 -

A cura di Manuela Sciutto

È dal fine settimana del 22-23 febbraio che i fischietti del Comitato Regionale Arbitri della Liguria non hanno più indossato la divisa per calcare il terreno di giuoco. L'emergenza COVID-19 non ha fermato solo il calcio, ma ha stravolto anche il quotidiano degli stessi associati, che nel giro di poche settimane si sono ritrovati a dover modificare le loro abitudini di vita.
Davide Prestia, in qualità di medico del CRA Liguria nonché psichiatra presso la clinica psichiatrica dell'ospedale San Martino di Genova, rivolgendosi in particolare all'organico del Presidente Fabio Vicinanza, ha compiuto un'analisi dettagliata della situazione odierna per dare agli associati dei consigli utili affinché siano in grado di affrontarla al meglio.


- Davide, come stanno vivendo i nostri colleghi questa emergenza?

In questo momento, tutti noi arbitri, qualunque sia il ruolo che ricopriamo nell'ambito dell'Associazione, abituati a quella “narcisistica” sensazione di sentirci direttori della situazione, controllando la partita ed ogni evento ad essa connesso, dobbiamo invece tollerare la frustrazione della perdita di controllo e di centralità, diventando “arbitri in panchina”.
L'incertezza dei tempi delle misure di isolamento adottate dal governo generano insicurezza e ansia. Non solo non sappiamo quando finirà, ma nemmeno cosa potrà succedere, quali misure verranno prese, che cosa potrà accadere a noi o ai nostri cari. Tutto questo provoca un forte senso di angoscia.
Da quando le disposizioni per contenere il contagio sono entrate in vigore si è visto un primo momento, quello con gli inni ai balconi, in cui sembrava prevalere una sorta di euforia da condivisione, un po' come le reazioni che si possono vedere dopo un lutto, ma se questa situazione, come sembra, durerà molto, avremo poi da affrontare soprattutto depressioni ed ansie.
Inoltre, un sentimento molto comune e diffuso è la paura: paura del dopo, paura dell'altro, paura di affidarsi all'altro, ma anche paura dell'incapacità di proteggere l'altro; paura del fuori, ma per alcuni anche paura del dentro per le situazioni di aggressività che si verificano in ambito familiare.
A tutto questo si aggiunge la difficoltà ad attribuire un significato e a comprendere cosa stia avvenendo a causa di notizie che spesso sono contrastanti ed incerte.


- In particolare, quali sono gli effetti delle misure restrittive sugli atleti?

Nel complesso, le misure restrittive stanno causando una grande situazione di disagio psicologico per l'intera popolazione, che possono però avere un impatto ancora più opprimente sugli atleti, su persone abituate al movimento.
Questo avviene per vari motivi, in particolare biologici e neurochimici. L'attività sportiva, infatti, attiva la produzione di sostanze che migliorano lo stato di benessere generale: la dopamina, neurotrasmettitore implicato nella sensazione di piacere e appagamento conseguente a un comportamento, e le beta-endorfine, sostanze chimiche endogene del cervello dall'effetto simile a eroina e morfina.
Inoltre, non si può non tenere in considerazione i motivi psicologici. Lo sport è una fondamentale valvola di sfogo dove poter far confluire le nostre emozioni negative quali rabbia, tristezza, paura, che, in questo momento, sono particolarmente accentuate e che, a causa dei limiti imposti all'attività sportiva rimangono compresse.
Naturalmente, questo discorso vale nello specifico per gli arbitri, ai quali non sta mancando solo l'allenamento settimanale, ma anche e soprattutto la partita, quell'appuntamento domenicale carico di rituali, sogni, adrenalina, sfida e condivisione. In poche parole, manca quel momento “magico” di distacco dalla quotidianità, che ora tanto servirebbe.


- Quali consigli daresti ai nostri associati?

Per prima cosa suggerisco di accettare la sensazione di frustrazione e di impotenza che tutti stiamo provando di fronte a questa pandemia. In questo momento è normale provare emozioni negative come paura, rabbia ed angoscia, però dobbiamo essere consapevoli che la situazione passerà e che potremo tornare alla nostra vita quotidiana andando nuovamente a calcare i campi di calcio.
Consiglio a tutti i colleghi di “normalizzare” il più possibile la quarantena mantenendo un ritmo di sonno-veglia costante, curando i propri interessi ed hobbies, dandosi degli obiettivi quotidiani e, soprattutto, dedicando dei momenti a ciò che rende felici e ai progetti futuri.
Inoltre, non bisogna dimenticare una dieta equilibrata utile sia per i giovani arbitri, che prima o poi torneranno in campo, sia per i meno giovani.
Per quanto riguarda l'attività fisica, so che gli arbitri e gli assistenti hanno ricevuto un programma di allenamento da poter svolgere a casa. Pertanto, consiglio loro di seguirlo con costanza e regolarità.
In merito, ritengo che possa essere molto utile svolgere questi esercizi insieme, collegandosi via whatsapp o skype, per poter mantenere quel senso di collettività ed unione che da sempre ci tiene legati ad ogni età alla nostra Associazione.
Infine, il consiglio è di autolimitare l'accesso alle notizie sull'emergenza, prendendo in considerazione solo fonti affidabili, per poi concentrarsi su altro: se avanza un po' di tempo una ripassata al Regolamento non fa mai male!



Fonte: craliguria.it