INTERVISTA AL COMPONENTE DEL CRA LIGURIA Gianluca PANIZZA

04-08-2020 13:51 -

A cura di Manuela Sciutto

- Gianluca, raccontaci la motivazione che ti ha spinto a diventare arbitro di calcio.

Quando ero un giovane studente presso un Istituto Salesiano e c’era da giocare a calcio, chiedevo sempre di arbitrare, perché mi incuriosiva e, al contempo, mi affascinava la figura dell’arbitro: colui che da solo fa rispettare le regole e porta giustizia tra le parti.
In seguito, verso i 14 anni, durante un viaggio-studio in Inghilterra, arbitrai una gara tra italiani e inglesi. Ne uscii un po’ frastornato, ma vivo e contento dell’esperienza; quindi decisi di intraprendere seriamente questo percorso. Un amico di mio papà, oggi arbitro benemerito della Sezione di Albenga, in quel periodo teneva i corsi arbitro, per cui mi iscrissi. Faccio così parte dell’Associazione dal 1984.


- Nel corso della carriera arbitrale, qual è stata la tua più grande soddisfazione?

Avendo arbitrato tanti anni, ho molti bei ricordi.
Dal punto di vista tecnico, ho fatto parte dell’organico della CAN D per 4 anni in qualità di assistente, con il mio amico Sergio Vacca e, in particolare, ricordo con emozione la semifinale di Coppa Italia Primavera Roma-Napoli.
Tuttavia, il mio ricordo più vivo, che racconto sempre a chi è giovane e ha la pazienza di ascoltarmi, è quello relativo ad una I° categoria: Certosa Riesi-Fegino, gara molto sentita e disputata allo stadio Torbella di Genova.
La partita è stata molto tesa, ma giocata in modo corretto e leale, concludendosi con la vittoria della squadra fuori casa. Al termine della gara, in un silenzio tombale, si è aperta la porta del mio spogliatoio ed improvvisamente sono entrate due persone di grossa stazza. Io le ho guardate stupito e anche un po’ intimorito. Poi si sono separate e hanno fatto largo ad un signore piccolino con un loden blu e occhiali scuri, che con un accento siciliano mi ha detto: “Arbitro, migliore in campo fu oggi, lei”. Com’era venuto, se n’è andato.
Sono passato dall’avere paura, a sentirmi tre metri sopra il cielo.


- Attualmente ricopri l’incarico di Componente del CRA, raccontaci del momento in cui hai appreso notizia della tua nomina.

Una domenica mattina di luglio, mentre stavo facendo la mia solita passeggiata sul lungomare di Loano, ho ricevuto la telefonata del Presidente Regionale Fabio Vicinanza che mi proponeva l’incarico al CRA Liguria. In un attimo ho accettato con entusiasmo, ora spero di non deludere la sua fiducia!


- In cosa consiste il tuo ruolo?

Sono Responsabile degli osservatori; lavoro di concerto con il Presidente Regionale per assicurare le designazioni settimanali delle gare degli osservatori arbitrali di I° Categoria, Promozione ed Eccellenza, nonché leggo le loro relazioni che seguono alle partite.
Lavoro ce n’è molto, ma non mi pesa perché prima ero Presidente della Sezione di Albenga, quindi sono abituato a questi ritmi.


- In relazione al ruolo che attualmente ricopri, quali sono gli obiettivi che ti sei proposto per questa Stagione Sportiva?

Credo che l’obiettivo sia comune a quello di tutto il Comitato Regionale: far crescere dal punto di vista tecnico, atletico e comportamentale gli arbitri e gli assistenti, nonché gli osservatori, facendo sì che al termine della Stagione, coloro che verranno proposti a livello nazionale, siano competitivi con i colleghi provenienti dalle altre regioni.


- Che cosa consiglieresti agli arbitri, agli assistenti e agli osservatori che aspirano a raggiungere il livello nazionale?

Tutti aspirano a raggiungere il livello nazionale, ma per poterci arrivare e, in seguito, rimanere, bisogna essere preparati.
Agli arbitri e agli assistenti consiglierei di svolgere il loro compito con serietà, impegno e dedizione, in quanto, sono convinto che i risultati arriveranno solo comportandosi in questo modo. Inoltre, al termine di ogni partita è importante che i ragazzi si facciano un esame di coscienza sul loro operato perché si può mentire a tutti fuorché a sé stessi.
Invece, agli osservatori ci tengo a ricordare che svolgono un compito particolarmente importante e al contempo delicato, quello di far crescere i ragazzi, e che contribuiscono con i loro correttivi al raggiungimento degli obiettivi che i giovani arbitri si prefiggono.






Fonte: craliguria.it