SEZ ALBENGA - LA SEZIONE DI ALBENGA IN CAMPO CONTRO IL CORONAVIRUS

10-08-2020 21:54 -

LA SEZIONE DI ALBENGA IN CAMPO CONTRO IL CORONAVIRUS
A cura di Francesco Tortora

Nel recente periodo di emergenza determinato dal virus Covid-19, diversi associati della Sezione di Albenga si sono resi protagonisti nella lotta contro il tempo per fronteggiare l’epidemia. Di seguito, alcuni dei loro pensieri e testimonianze.

Xhimi Kodheli, assistente a disposizione dell’OTR, recentemente si è laureato in medicina. A Maggio ha iniziato a esercitare la professione ed è stato subito coinvolto nell’emergenza. I suoi compiti sono stati: eseguire i test sierologici per la ricerca di anticorpi, fare i prelievi e spiegare ai pazienti lo stato delle cose; inoltre, da luglio ha iniziato a lavorare in una delle RSA genovesi fra le più colpite dal virus. Xhimi ha sottolineato la responsabilità che ognuno di noi deve avere in un periodo così travagliato: “L'insegnamento personale che mi porto dietro e che spero anche le persone abbiano appreso è la grande importanza di tutti quei piccoli gesti "igienici" a cui in condizioni normali non si pensa.”
Inoltre, il collega ha evidenziato la preparazione dei medici a disposizione dei nosocomi: “Spero che l’emergenza abbia fatto capire a chi ci governa l'importanza di un numero adeguato di medici e personale sanitario negli ospedali italiani, che, peraltro, sono di qualità considerata la preparazione che forniscono le nostre università. Dopo che il peggio sarà passato, spero che non dimentichino questo periodo con la solita facilità che li contraddistingue e che tornino ad avere dei piani seri e utili per il futuro investendo di più sulla ricerca.”

Alessio Pesce, arbitro a disposizione della Sezione ingauna, è un infermiere laureato e specializzato in formazione e tutorato nelle professioni sanitarie-alta formazione in modelli di prevenzione e promozione della salute, attualmente lavora presso il reparto di medicina interna “area COVID-19” dell'Ospedale di Albenga. Come molti suoi colleghi, ha affrontato la malattia dal suo esordio fino ad ora. Alessio ha evidenziato cosa lo ha colpito, in modo particolare, durante il periodo d’emergenza: “Penso che il bello di tale situazione sia stato il poter salvare la vita alle persone in ogni circostanza, da un pronto soccorso a un ricovero in medicina, a una rianimazione. Invece, il brutto è stato di dover scegliere per il bene della collettività, quindi di potersi trovare a dover sacrificare la propria vita rischiando di perderla ogni giorno, fino ad essere costretti, per le risorse limitate e la gravità della situazione, a dover curare solo chi avesse possibilità di sopravvivenza.”
Qualche settimana fa Alessio si è chiesto: “Può la musica rispondere al bisogno di sostegno emotivo per i nostri ricoverati malati di Coronavirus? Può la musica allietare le nostre giornate di sacrificio alla cura di queste persone?”. È stato facile per lui rispondere con un sì.
“In queste settimane mi sono impegnato per portare la musicoterapia tra i malati di Covid dell’Ospedale in cui lavoro: le persone in questa condizione non possono avere familiari, amici e conoscenti al proprio fianco, nessuna risorsa umana e sociale, se non quei sanitari che, ogni giorno, attraverso tute, camici, visiere e guanti se ne prendono cura. Queste persone sono sole, impotenti di ciò che accade fuori e dentro di sé, con paure, incertezze ed un'espressione talmente sconfortante da ricordarci come le emozioni e lo stato d'animo possano purtroppo giocarci a sfavore.”
“Sono stati comprovati effetti positivi sui pazienti, sul personale sanitario e sull'ambiente, anche in termini di sostenibilità del servizio. Non ci sono stati più ostacoli per mettere una freccia in più al nostro arco contro il virus” - ha così affermato Alessio.
“E' stato semplice coinvolgere il Primario di struttura, il Dr. Teresiano De Franceschi, da subito disponibile ad affiancarmi per promuovere questo nuovo progetto: diffondere la musica in tutto il secondo piano dell'ospedale ingauno, nelle nostre corsie di Medicina Area Gialla Covid-19. Grazie alla squadra di tecnici dell'ospedale è stato possibile adattare un impianto audio per comunicazioni interne in uno strumento per la filodiffusione musicale, in grado di proporre il servizio in modo continuativo nell'arco delle ore diurne.”
Alessio, per concludere, ha detto: “Penso che la situazione che abbiamo vissuto ci abbia insegnato il valore della vita e del rispetto immenso che dobbiamo ad essa, preservando la salute di tutti.”

Elena Parizzi, arbitro a disposizione della Sezione, è una volontaria della Croce Bianca di Albenga e ha prestato servizio durante il periodo di emergenza.
“Ogni qualvolta si doveva andare a soccorrere un paziente potenzialmente affetto dal Covid, - ha esordito Elena - io e l'autista ci vestivamo con le tute in tyvek, particolarmente consigliate per uno spazio così ristretto quale il vano sanitario dell'ambulanza, i copri scarpe, gli occhiali e, ovviamente, la mascherina (FFP3). Inoltre, erano state adibite delle ambulanze "speciali" per questo tipo di interventi. Conclusa la "vestizione", si procedeva come in un'urgenza normale: si andava sul posto, si prendevano i parametri e, chiamata la Centrale Operativa, si partiva alla volta dell'ospedale. All’interno del nosocomio, al termine di ogni intervento, bisognava prestare molta attenzione alla "svestizione" e alla sanificazione.”
Dopo aver descritto l’iter del soccorritore, Elena si è soffermata su un ricordo: “Mi rimarrà impresso per sempre quando, arrivata al pronto soccorso, ho visto un paziente con un casco respiratorio, proprio in quel momento mi sono resa conto di quanto fosse grave la situazione.”
Elena ha concluso la sua testimonianza elogiando, in particolar modo, l’umanità delle persone: “Mi ha colpito la solidarietà della cittadinanza, senza la quale sarebbe stato impossibile uscire dall’emergenza. L'aiuto si è concretizzato in diverse forme: con la donazione di dispositivi di protezione individuale o con il raggiungimento, in pochi giorni, del target di una raccolta fondi per comprare gli stessi DPI e altro materiale; Inoltre, durante tutto il periodo critico, sono stati gli stessi ristoratori ingauni a provvedere ai pasti dei militi, senza aspettarsi un tornaconto o della pubblicità.”

La mansione di Andrea Rosso, arbitro a disposizione del CRA Liguria, e dei suoi colleghi militi della pubblica assistenza albenganese, è stata quella di prelevare da casa i pazienti con sintomi e di portarli al Pronto Soccorso più vicino in base alla gravità della situazione.
“Una cosa che non dimenticherò facilmente è come questo virus, nei casi peggiori, abbia fatto morire le persone da sole, senza l'affetto e la vicinanza dei propri familiari. Purtroppo, per alcuni pazienti il via libera per fare videochiamate ai propri cari tramite il personale sanitario è arrivato solo in un secondo momento. Tutta questa situazione la si percepiva maggiormente quando si trattava di conoscenti ed amici, come mi è capitato.”
Andrea non è l’unico della propria famiglia ad aver affrontato l’emergenza in prima linea: “Questa vicenda l’ho vissuta "doppiamente" in casa in quanto mia madre è infermiera del Pronto Soccorso di Albenga.”
Andrea ha poi concluso soffermandosi sulle normative da seguire: “Sicuramente questa situazione mi ha insegnato il rispetto delle regole, sia da civile sia da milite, per dare il "buon esempio" a tutti i cittadini. Anche noi abbiamo dovuto diminuire il personale in turno per evitare spiacevoli situazioni di quarantena tra i colleghi.”

Gianni Boffredo, osservatore a disposizione del CRA Liguria, svolge, nella Croce Bianca di Albenga, le mansioni di autista e, avendo fatto il corso per il 118, anche di soccorritore. Gianni, oltre ai normali servizi di urgenza, ha accompagnato i medici e gli infermieri nelle visite domiciliari dei malati non gravi o dimessi che venivano seguiti a casa.
Tra tutte le situazioni vissute, Gianni ne ricorda una in particolare: “Una sera mi hanno fatto trasferire un caso Covid conclamato dall'ospedale San Paolo di Savona perché era molto grave. Giunti al nosocomio, abbiamo soccorso il malato e uno dei miei colleghi dello staff medico gli ha chiesto: <Buonasera, come va?> e l’anziano malato ha risposto <ho fatto il viaggio più brutto della mia vita>. Ciò che ho capito, dopo aver ascoltato le parole sofferte dell’uomo, è che dovevo farmi forza, resistere ed andare avanti per aiutare il maggior numero di persone in difficoltà.”
Per concludere, Gianni ha aggiunto: “Sono rimasto colpito dalla disponibilità e dall’umanità delle persone, dalla richiesta di vicinanza, dall’amicizia e dal piacere di stare insieme. Questa situazione ci ha fatto capire che è finito il tempo dell’egoismo ed è tornato il tempo dell’altruismo.”

Andrea Angelico, arbitro dell’OTS, è milite e soccorritore per la Croce Bianca a Finale Ligure.
“Nei primissimi giorni dell’emergenza ricordo la disorganizzazione a livello regionale - riporta Andrea -; i primi trasporti covid dall’Ospedale Santa Corona ad altri ospedali, come quello di Albenga o Savona, lo facevamo noi e Pietra Soccorso. La prima domenica del lockdown mi hanno chiesto di fare dei trasporti tra questi due ospedali, sono uscito e mi sono messo in ambulanza. All’inizio dovevamo fare soltanto due viaggi, ma nel corso della giornata se ne sono aggiunti altri e, alla fine, l’autista, l’infermiere e il sottoscritto hanno fatto dodici trasporti. Siamo partiti alle 14,30 e abbiamo finito alle 6,30 del mattino dopo, sempre completamente bardati. In quei viaggi il mio compito era di stare nel vano dietro del mezzo, aiutando a “sbarellare” e in caso di necessità, su indicazione dell’infermiere, ad attaccare l’ossigeno.”
Dopo aver evidenziato le sue mansioni, Andrea ha aggiunto: “In queste settimane ho visto molta solidarietà verso le pubbliche assistenze e verso gli ospedali, che prima passavano in secondo piano: la gente si è accorta del ruolo fondamentale che questi enti ricoprono.”

Pierluigi Casarini, osservatore alla CAN D, svolge la mansione di autista e soccorritore nella Pubblica Assistenza di Pietra Ligure.
Anche lui ha espresso il suo pensiero in merito alla gravità della situazione: “Un ricordo che mi rimarrà impresso per tutta la vita è stato vedere i pazienti Covid che, a causa dei problemi respiratori legati a tale malattia, avevano un colorito grigio e noi, che eravamo lì ad assisterli, vestiti da “palombari”. Io, i medici, gli infermieri e i colleghi in generale, mai avremmo immaginato un simile evento a cui nessuno era preparato. Inoltre, molti di noi lo hanno vissuto con grande paura.”

Federico Lumicisi, arbitro dell’OTS, è un soccorritore della Croce Bianca di Albenga, presso la quale svolge il servizio civile nazionale. Le sue mansioni all’interno dell’ente sono state prevalentemente quelle di svolgere interventi di urgenza e, quindi, trasferimenti tra ospedali.
Federico ha espresso un suo pensiero: “Sarò sincero: vedere pazienti e familiari piangere all’idea di non rivedere mai più un proprio caro mi ha davvero toccato; nonostante la grave situazione che stavamo affrontando, sono e siamo andati avanti tutti insieme ed è questo che mi ha fatto capire l’importanza del volontariato.”

Pierluigi Scola, osservatore dell’OTR, è responsabile della sezione delle Val Pennavaire, che fa parte della Croce Bianca di Albenga; lui e gli altri militi si sono occupati di fare alcune uscite in urgenza “no covid” perché le loro ambulanze non erano ancora attrezzate per questa patologia. Ha anche collaborato con i militi ingauni accompagnando alcuni pazienti Covid a Genova, aiutando così i colleghi in questi servizi essenziali. “Ciò che mi resterà per sempre impresso è il fatto che per fare questi trasporti eccezionali si è vestiti come un astronauta, con tute, guanti e caschi. Questa situazione mi ha insegnato che bisogna fare sempre qualcosa per gli altri e in questo periodo ancora di più.”

Gabriele Mel, assistente dell’OTR, presta servizio nella Croce Bianca di Albenga come autista soccorritore.
Gabriele ha sottolineato la peculiare preparazione dei soccorritori e ha precisato il ruolo chiave della collaborazione fra le varie componenti: “Durante il lockdown non c'era spazio per alcuna distrazione. Ogni volta che suonava il telefono della sede eravamo già pronti ad indossare i dispositivi previsti. È stato un periodo nuovo per tutti, con nuove regole e nuove attenzioni da porre in essere. Questa situazione così complicata ha rafforzato lo spirito di leale cooperazione tra le varie componenti addette al servizio sanitario, ospedali, pubbliche assistenze e presidi territoriali, tutte unite in sinergia a combattere contro questo pericoloso nemico invisibile.”

Questo è stato l’apporto degli associati ingauni che si sono prodigati nell’emergenza, nell’intento di aiutare tutti coloro che si sono trovati in difficoltà in questi mesi particolarmente complicati e difficili. Il contributo e la vicinanza fisica e morale di ogni associato e dei loro colleghi sono stati affettuosamente apprezzati dalla popolazione ingauna e non solo.


Fonte: craliguria.it