SEZ NOVI LIGURE - UNA PASSIONE PER L'ARBITRAGGIO CHE TRAVALICA I CONFINI NAZIONALI

06-02-2021 13:19 -

UNA PASSIONE PER L'ARBITRAGGIO CHE TRAVALICA I CONFINI NAZIONALI
L'avventura in Spagna di Calvello, iniziata con un Erasmus

A cura di Alda Hoxha

Vincenzo Calvello, classe 1988, è diventato arbitro della Sezione di Novi Ligure nel dicembre del 2005. Vincenzo, definito dal Presidente Massimiliano Fortunato come un ragazzo solare e simpatico, ha intrapreso un viaggio importante che lo ha portato a vivere in Spagna, continuando a coltivare anche nel nuovo Paese la sua passione per l'arbitraggio.


- Come è nata questa tua passione per il mondo del calcio e, in particolare, per il mondo degli arbitri?

“La mia passione per il mondo del calcio è nata fin da quando ero piccolo. Invece, per quanto riguarda l'arbitraggio, come la maggior parte degli adolescenti, sono stato attratto dalle agevolazioni che comportava la tessera FIGC. Siccome ero un ragazzo abbastanza timido e chiuso, anche i miei genitori mi hanno spronato a intraprendere questo percorso con l'auspicio che potesse essere una buona occasione per tirar fuori il mio carattere e allo stesso tempo migliorarlo. Da lì in poi è nata la mia passione per l'arbitraggio che, dopo 16 anni, continua ancora.”


- Ricordi il tuo esordio?

“Il mio esordio è avvenuto a Serra Riccò e ricordo che era presente Mario Pastorello, il Presidente di allora e attualmente Presidente Onorario. L'inizio è stato difficile perché non sapevo come comportarmi in campo e mi sentivo un po' spaesato. Poco dopo, però, ho subito preso confidenza con il ruolo che stavo ricoprendo.”


- Ti sei mai ispirato a qualcuno?

“Fin dall'inizio ho preso esempio dai ragazzi e dagli uomini che avevano più esperienza di me in Sezione, con i quali, successivamente, ho costruito un bellissimo rapporto di amicizia. Guardavo con ammirazione Stefano Farina, che, oltre ad appartenere alla mia Sezione, era uno dei migliori arbitri insieme a Pierluigi Collina e Nicola Rizzoli, dai quali prendevo ispirazione. Quando tenevano le riunioni era sempre un momento utile per arricchire il mio bagaglio tecnico.”


- Quando ti sei trasferito in Spagna e cosa ti ha spinto a partire?

“Ho fatto l'Erasmus a Cordoba e ho chiesto un congedo sospendendo l'attività arbitrale per 9/10 mesi. Quando sono tornato in Italia ho capito che il mio posto era in Spagna; provavo una sorta di amore verso questo Paese e, non avendo valide motivazioni per rimanere in Italia, sono partito per Madrid. Vivo qui ormai da sette anni dove ho trovato anche lavoro nel mio ambito come controller finanziario. Sono davvero soddisfatto della decisione presa.”


- Come è la vita di un arbitro spagnolo?

“È molto diversa da quella di un arbitro italiano perché non si dirigono gare solamente nella propria categoria di riferimento. Inoltre, la provincia di Madrid è molto grande e vi sono tantissime squadre che concorrono perciò si dirigono dalle 2 alle 4 partite a weekend. È molto impegnativo, ma anche molto bello perché non ci si ferma mai e si è sempre in forma e allenati. Ora, con l'emergenza da Covid-19 hanno ripreso i Campionati, ma si arbitra una partita a settimana e questo è importante perché stare fermi un anno e mezzo per un arbitro può essere dannoso.”


- Hai una Sezione di riferimento? Raccontaci della vita associativa.

“Vi è una Sezione di riferimento, ma quest'ultima è composta da migliaia di associati, pertanto è tutto telematico. A inizio Stagione ci dividono in gruppi e ogni gruppo è convocato al raduno per un giorno specifico. Nel caso in cui le prove atletiche e regolamentari non vengano superate si viene sospesi per un mese; si possono ripetere il mese successivo e, in caso di un secondo esito negativo, si viene sospesi per sei mesi. A febbraio si può riprovare una terza volta per concludere l'anno, ma questo comporta delle penalizzazioni, ad esempio non si può votare e non si possono ricevere promozioni. Durante le riunioni si prendono in esame tutte le norme del Regolamento e ogni due o tre mesi viene in Sezione un arbitro nazionale o internazionale in qualità di ospite. Non vi è obbligatorietà di partecipare alle riunioni, ma sta nel buon senso e nella disponibilità degli associati presenziare.”


- Com'è avvenuto il tuo passaggio? Hai cominciato ad arbitrare subito nella categoria che arbitravi in Italia?

“Cambiando Federazione, per Regolamento, si deve partire dalla categoria più bassa. In Italia arbitravo in Eccellenza e in Spagna mi hanno assegnato alla Terza Categoria. Adesso arbitro principalmente in Promozione ed Eccellenza.”


- Com'è il calcio spagnolo? Pregi e difetti rispetto al calcio italiano.

“Il calcio spagnolo è bellissimo perché è molto più veloce e rapido. Una cosa che mi ha colpito molto è il fatto che quando i giocatori commettono un fallo sono obiettivi e ammettono l'errore; vi è un grande rispetto per la figura dell'arbitro. Inoltre, gli arbitri di calcio, già in Promozione ed Eccellenza, sono dotati di auricolari che aiutano i direttori di gara a comunicare fra loro.”


- Come hai vissuto il periodo del lockdown e la successiva ripresa?

“Il lockdown è stato duro per tutti. A novembre sono ripresi i Campionati con la mascherina obbligatoria per tutti i giocatori, che la possono abbassare solo quando non hanno un contatto diretto con una persona; anche gli arbitri hanno l'obbligatorietà della mascherina, ma la possiamo tenere abbassata per fischiare, inoltre, non possiamo toccare il pallone con le mani.”


- Cosa ti auguri?

“Mi auguro che questo difficile periodo passi in fretta per tornare alla vita di prima. Sicuramente la pandemia ha portato il beneficio di affidare la maggior parte del lavoro alla tecnologia, però, personalmente non vedo l'ora che tutto torni alla normalità in modo da poter riprendere l'attività arbitrale a pieno ritmo.”


Fonte: Rivista “l’Arbitro” n. 5-2020 p. 38-39